oggi ho deciso di affrontare un tema molto attuale e che mi ha toccato da vicino: l'anoressia nervosa.
L'anoressia è una vera e propria malattia, che coinvolge oggi moltissime persone per lo più donne giovani, adolescenti ma sempre più anche adulte e molte persone di sesso maschile.
E' una malattia di dipendenza, come molte altre vedi l'alcolismo.
E' molto difficile da curare, è assolutamente necessario l'intervento medico psicologico o psichiatrico oltre all'aiuto, perchè no, della medicina alternativa e dei Fiori di Bach.
Consiglio per esempio il supporto dell'associazione ABA e delle terapie di gruppo promosse da loro, dal momento che ne ho provato l'efficacia.
Io ho vissuto personalmente questa malattia tantissimi anni fa, in maniera molto grave: nessuno pensava che sarei sopravvissuta ..e invece eccomi qua!
Ma qual è il nocciolo dell'anoressia, secondo me, in base alla mia esperienza?
E' un vuoto, enorme, una mancanza di amore e conoscenza e stima prima di tutto di se stessi e da parte degli altri.
E' quel qualcosa che ti permette di ossessionarti con il cibo e controllarlo, per non pensare e sentirti potente: tutti gli altri aspetti della tua vita sono difficili, ti senti impotente e sovrastato, ma l'anoressia ti permette di non sentire e di non pensare.
Quando tu ti concentri solo sul non mangiare, sei soggiogato dal pensiero del cibo e ti vedi forte per come lo controlli, non pensi più a tutto quello che sta succedendo intorno a te e che ti suscita emozioni difficili come il non amore, la solitudine, l'impotenza, il dolore, la solitudine, la mancanza di speranza, la disperazione e la rabbia.
Ma dall'anoressia si può uscire, con tanta volontà e l'aiuto degli altri, specialisti e cari in primis. Anche il mio, ma ricordo che non sono un medico o una psicoterapeuta.
L'anoressia non è senza speranza , si può guarire e io ne sono l'esempio vivente quindi invito tutti coloro che ne soffrono a reagire ..ad aprirsi e a trovare ragioni per vivere.
A me ha salvato la vita una gatta, abbandonata, che mio fratello ha portato a casa. Allora odiavo i gatti.
Ma lei ha sentito il mio dolore e il mio bisogno, quanto il suo e mi si è affezionata, mi si è appiccicata e ha creato una breccia nel muro che io avevo costruito: stavamo sempre insieme ed io ho ricominciato a provare sentimenti positivi, l'amore e la cura per questa gatta e piano piano ho ricominciato a sentire.
Perchè secondo me la chiave è proprio questa, togliersi dal muro del non sentire e dell'ossessione che ci si è costruiti e ricominciare a vivere, accettare di provare emozioni positive e anche quello che non ci piace, ma che ci permette di tornare alla vita e di relazionarci con gli altri.